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Sabato
26 febbraio 2021

Cherif Karamoko: "Mio fratello diceva: salvati tu che hai un sogno"

Dalla guerra al naufragio in mare, il calciatore ha raccontato la sua storia in un'intensa intervista a Verissimo

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“Su quella barca potevano starci 60 persone, ma noi eravamo in 143. Era piena, non ci stavamo, ma chi aveva organizzato il viaggio era armato e ci ha spinto a forza tutti dentro. Non c’era spazio per muoversi”. La guerra, la fuga sul barcone, la perdita del fratello e il sogno realizzato di giocare a calcio in Italia. Il calciatore Cherif Karamoko, che ha debuttato nel 2019 in serie B nel Padova, racconta per la prima in televisione, a Verissimo, la sua storia di dolore e riscatto, raccolta nell’autobiografia Salvati tu che hai un sogno. A Verissimo il ragazzo ricorda il suo terribile calvario per arrivare in Italia. Scappato dalla guerra in Guinea, ha attraversato il deserto per arrivare a Tripoli, in un viaggio dove è stato tenuto prigioniero e dove ha subito terribili torture. Nel 2017, insieme a suo fratello è partito dalla Libia a bordo di un barcone affondato nel Mediterraneo: “Una notte, abbiamo iniziato a imbarcare acqua. A quel punto è nata una battaglia disperata per accaparrarsi i salvagenti, che erano pochissimi rispetto a quanti eravamo. La gente urlava e non si capiva niente”. A Silvia Toffanin, Karamoko racconta, con la voce rotta dal pianto, della disperazione di quelle ore e dell’incidente in mare che ha portato alla morte di quasi tutti i profughi e alla scomparsa di suo fratello: “Quando la barca è affondata ci siamo aggrappati ad alcuni pezzi dell’imbarcazione. Ero senza forze, faceva freddissimo e avevo bevuto un sacco di benzina. All’improvviso mio fratello mi ha allungato un salvagente e mi ha detto di tenere duro, che sarebbe arrivata la nave italiana a salvarci. Mi ha detto di salvarmi perché dovevo giocare a calcio. Lui era al mio fianco e non mi sono accorto quando è scomparso nelle onde. Sono svenuto e mi sono risvegliato in ospedale in Italia”. Dopo aver perso genitori, il fratello rappresentava la figura più importante nella vita di Karamoko: “Ancora oggi non credo a quello che è successo. Forse si trova da qualche parte in Italia o è in Libia, non lo so. Quando eravamo a Tripoli mi diceva di guardare le luci in fondo al mare, che lì c’era l’Italia, il posto dove avrei potuto realizzare il mio sogno”. Cherif alla fine è riuscito a diventare un calciatore professionista, ma in questo momento è fermo a causa del suo permesso di soggiorno scaduto: “Ora mi stanno aiutando per rinnovarlo e poter continuare a giocare. Sono sicuro che riuscirò a diventare un grande calciatore”.

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